PRESENZA/ASSENZA

PRESENZA/ASSENZA

Regia di Fredo Valla

– Dio. Chi è Dio? Intendo il Dio universale, di tutti gli uomini, in tutti i luoghi della Terra. A qualunque religione essi appartengano. Qualsivoglia sia la via che hanno scelto per cercarlo. Per trovare consolazione, per spiegare a se stessi la morte, per rispondere al bisogno di Dio.

-Dio ha un nome perché è una persona?

– Dio ha una natura metafisica?

– Dio, per me, è… la speranza che esista. Che tutto ciò che è esistito e che esiste non sia frutto del caso, di qualche legge della chimica, o della fisica, ma di un disegno…

– … e se all’origine di tutto c’è una legge della fisica, o della chimica, anche questa faccia parte del – grande disegno divino.

– Cerco Dio, lo voglio sentire. Cosa vuol dire sentire? è una questione di percezione oppure qualcos’altro? O forse qualcosa che mescola tutto insieme e che comunque ha una valenza corporea molto forte?

– Cerco Dio, lo prego, lo vorrei vicino, ma non lo sento accanto. Non so se e quando si manifesterà, men che meno riesco a immaginare come possa intervenire.

– Alle volte mi sembra che sia molto simile a un bussare a una porta che non si apre, nella speranza che questa un giorno o l’altro si apra. Ma quanto è difficile continuare a bussare. Alle volte sarebbe molto meglio fare e pensare ad altro invece di continuare a bussare.

– Si può amare colui di cui non si conosce nulla. Dio ha un volto, occhi, voce?

– Dio: sei il mio quotidiano tormento.

– Se non Dio esistesse, sarei più felice?

– A scandalizzarmi, a disperarmi è l’impotenza di Dio, perché ogni cosa è nelle mani di Dio.

– Mi chiedo se  ci possa essere ancora speranza, dopo millenni di delusioni e promesse non adempiute.

– Dio può chiedere alla povera umanità ciò che è impossibile?

– “Lei credeva in Dio?”. “Oh si”. “E adesso?”. “Difficile rispondere, adesso so. Non ho bisogno di credere. So”. Carl Gustav Jung.

– Per molti anni smisi di pensare a Dio. Fu dopo la morte di mio fratello, a 25 anni. Poco dopo se ne andò mia madre. La morte di mia sorella venne alcune decenni dopo. Ero indignato.  Coi guai terribili che siamo in grado di causare a noi stessi, al nostro prossimo e al resto del creato, cosa fa il Creatore, gioca a nascondino? Invece di condurci sulla via della saggezza, ci punisce?

– Il pensiero religioso è un’invenzione?  Ma è profondo. Il riferimento al sovrumano, al mistero, alla liberazione, la sua portata universale, il suo rigore metafisico –  ancor più se espressi nei linguaggi mitologici e simbolici – paiono appagare le mie domande. Più di qualunque filosofia? Più di qualunque negazione intellettuale?

– Coltivo la speranza di una realtà più vasta, che mi sovrasta, che mi circonda, che mi penetra. Vorrei poter dire che ne ho la certezza assoluta.

– Vermi, mammiferi, insetti, molluschi, pesci, rettili, uccelli soffrono, così come l’uomo, di un male interiore? Si interrogano sull’esistenza di Dio?

– Dìo, dove sei, perché non rispondi? In quale mondo, in quale stella, in quale atomo ti nascondi?

– Gli uomini non avendo potuto guarire la morte, la miseria e l’ignoranza, hanno risolto di non pensarci.

– Le religioni hanno sempre cercato di comprendere il legame tra Dio e l’esistenza del male. Unde malum?

– Siamo tutti viandanti e, alla fine, l’unica vera maestra è la vita?

– Si dice che i morti dormono il sonno eterno. I morti sognano?

– La morte è una fine? Ne siamo sicuri? La morte come la nascita fa parte della vita. Se la morte fosse invece una meta?

– Penso mio padre, alla sua vita, all’essermi stato accanto nelle mie esperienze. Non mi chiedeva di spiegare.  “Sei contento?”, diceva. Rispondevo che si, che lo ero. Ciò gli bastava. Ora che non c’è più, che anche lui  è tra i miei Lari, ancora gli parlo. Mi confido,  chiedo aiuto. Risento quelle parole: ma sei contento? Credo (spero) che da qualche parte nell’aria, nel cosmo, tra le stelle, sulla terra, il suo spirito mi ascolti e che nella sua natura incorporea, ma reale (come sono le figure dei sogni), mi sia accanto.

– Un tempo era usanza dare al figlio primogenito il nome del padre. E  questo portava il nome del nonno, che a sua volta era stato battezzato col nome del bisnonno. La cultura contadina concepisce la resurrezione come continuità fra generazioni.

– Non so dare né  forma né sostanza a Dio. Talvolta lo immagino come un soffio che si posa sulla spalla e mi rassicura. “Ti sarò accanto fino all’ultima tappa, taglieremo assieme il traguardo. Sarà come nascere. Ricordi quando sei nato? La morte è un passaggio – dicevano i tuoi vecchi – non sarà doloroso. Te ne dimenticherai. Cosi come hai dimenticato il giorno in cui dal ventre di tua madre sei venuto al mondo”.

– Simone Weil: la parola Dio non aveva alcun posto nei miei pensieri. Lo ha avuto solamente a partire dal giorno in cui non ho potuto rifiutarglielo. In un momento d’intenso dolore fisico ho sentito, senza esservi assolutamente preparata, una presenza più personale, più certa, più reale di quella di un essere umano, inaccessibile sia ai sensi che all’immaginazione, analoga all’amore che traspare attraverso il più tenero sorriso di un essere amato. Non potevo essere preparata a questa presenza, non avevo mai letto i mistici…

– Ho paura di non farcela.

– Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

– Anton Čechov:  solo in mare e nella steppa di notte quando brilla la luna si può giudicare la profondità sconfinata e l’illimitatezza del cielo. Esso è terribile, bello e carezzevole, guarda languidamente e attrae a sé, e per la sua dolcezza gira la testa.

Si viaggia un’ora, due… Ci si imbatte in un vecchio silenzioso, un monticello; un uccello notturno vola silenziosamente sopra la terra, e a poco a poco riaffiorano alla memoria le leggende della steppa, i racconti delle persone incontrate, le fiabe della bambinaia natia della steppa e tutto ciò che si è visto con i propri occhi e che si è capito con l’anima. E allora nel crepitio degli insetti, nelle figure e nei monticelli sospetti, nel cielo profondo, nella luce della luna, nel volo di un uccello notturno, in tutto ciò che si vede e si sente, cominciano ad apparire il trionfo della bellezza, la giovinezza, il rigoglio delle forze e l’appassionata sete di vita; l’anima fa eco alla magnifica, severa terra natia, e viene voglia di volare sopra la steppa assieme all’uccello notturno.

­ – Nel 1946 Madre Teresa di Calcutta uscì dal monastero per mettersi al servizio dei più poveri tra i poveri. Fu allora che il Dio a cui si era consacrata, non si fece più sentire. Lo racconta in un suo diario: “C’è una solitudine profonda nel mio cuore, Dentro di me è tutto gelido. E’ soltanto la fede cieca che mi trascina, perché in verità tutto è oscurità in me.  Il desiderio di Dio è terribilmente doloroso.

– La parola credere mi crea difficoltà. Posso credere in qualcosa per il gusto di crederci?

– Una religione prima e dopo le religioni. Perché l’homo religiosus viene prima di qualsiasi religione.

– “La cosa migliore nella religione è il fatto di creare eretici” – Ernst Bloch

– Cos’era, in fondo, Gesù agli occhi della tradizione ebraica, o Buddha a quelli della tradizione indu?

Levi-Strauss: “il mondo è cominciato senza l’uomo e finirà senza di lui. Le istituzioni, gli usi e i costumi sono un’efflorescenza passeggera d’una creazione in rapporto alla quale essi non hanno alcun senso”.

– Ma ciò non significa che all’origine di tutto non ci sia un disegno.

– “Quante sono le strade che portano a Dio?”. “Tante quanti sono gli uomini” – Joseph Ratzinger

Negli ultimi anni di vita Papa Ratzinger disse di non sentire (o non sentire più) la presenza di Dio. Era  la sua pena.  C’era un vuoto, il nulla, in quello spazio che prima era occupato da Dio.

– Una volta, bambini, nella Chiesa di una volta, ci raccontavano dell’Angelo Custode. Ognuno aveva il suo. Crescendo a quel giovane con le ali, biancovestito,  abbiamo smesso di credere.

– Se Dio è passato, presente e futuro, che bisogno c’è di informarlo di come stiamo soffrendo?

– Se Dio per sua natura è buono non potrà non amarci sempre e comunque.

CHI SONO

Amo sentire raccontare le storie. Per questo motivo sono diventato documentarista e sceneggiatore di film lungometraggi. Qualcuno ricorderà "Il vento fa il suo giro" candidato al Premio David di Donatello per la migliore sceneggiatura e "Un giorno devi andare", regia di Giorgio Diritti. Collaboro con Aranciafilm, Graffitidoc e Nefertiti Film per lo sviluppo di progetti, soggetti, sceneggiature e regie. Ho co-fondato "L'Aura", scuola di cinema di Ostana, nel villaggio di fronte al Monviso in cui vivo. Coltivo l’orto a 1350 metri di quota; raccolgo cavoli, zucchine, porri, insalata, bietole, carote. Zucchine, soprattutto.

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