Intervista a Fredo Valla | La felicità sotto il Monviso
Agosto 3, 2014Valla, Diritti e una scuola di cinema nel posto meno hollywoodiano che si possa immaginare
Fredo Valla fare cinema in un borgo sperduto
Sceneggiatore del film miracolo “Il vento fa il suo giro” ha inventato con l’amico regista Diritti una scuola nel posto meno hollywoodiano che si possa immaginare di Clara Caroli | La Repubblica 18 luglio 2014
Una terrazza naturale davanti al Monviso per imparare a raccontare la realtà ascoltando il silenzio. «Qui si fa come San Bernardo —dice Fredo Valla—si va per sentieri a nutrire lo spirito». Lo sceneggiatore del film-miracolo “Il vento fa il suo giro“, che ha fatto scoprire al mondo l’aspro e il sublime delle montagne occitane, dopo una serie di successi cinematografici al fianco del regista Giorgio Diritti (“L’uomo che verrà”, “Un giorno devi andare”) ha deciso di spingersi oltre. E assieme all’amico e sodale ha inventato una scuola di cinema, sul modello di Ipotesi Cinema di Olmi, in uno dei posti meno glamour e hollywoodiani che si possano immaginare: l’impervio e sperduto borgo di Ostana (“Oustano” nella lingua occitana che qui è più che una matrice identitaria: è un culto ). Un pugno di case a 1600 metri di quota, nella profonda valle Po. Settantaquattro anime registrate all’anagrafe. «Ma i residenti sono trenta — precisa Valla — E sono già tanti. Quando abbiamo girato “Il vento” erano sei». Un’inversione di tendenza nel calo demografico che ha visto la popolazione di questo paese, inserito tra i borghi più belli d’Italia, calare in un secolo e mezzo da oltre mille a meno di 100 abitanti. «Ora si sta ripopolando — spiega lo sceneggiatore e regista, nato a Sampeyre, che da tempo risiede a Ostana — Ma non è gente che torna. Si stabiliscono qui famiglie che vengono dalla città e vogliono fare crescere i loro figli in un ambiente sano. Sono scelte di vita». «La storia del “Vento” si è dipanata da qui e poi il film è stato ambientato in val Maira», ricorda Valla, per far capire quanto il genius loci, su queste montagne, sia uno spiritello buono che protegge i narratori. Diceva San Bernardo: «Troverai più nei boschi che nei libri, gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà».
Questa scuola, dove la natura è maestra, si chiama non a caso L’Aura, dal titolo del film in occitano: “E l’aura fai son vir“, il vento fa il suo giro. Ha sede in Borgata Sant’Antonio, una frazione in restauro grazie a fondi della Regione e dell’Unione Europea. Ruderi di case che tornano ad essere abitate, un paese che prova a rinascere.
Nel nuovo complesso sorgerà anche un cinema: «Una sala da cento posti, pochi in assoluto, molti per questa comunità».
Tra i sostenitori della Scuola di Ostana ci sono la Holden, la Fondazione Mirafiore e la Film Commission (che assegna una borsa di studio per cineasti piemontesi).
Per la seconda estate sedici studenti hanno la possibilità di seguire uno stage di sceneggiatura e di regia e poi di realizzare un film collettivo. Tra i docenti, oltre a Valla e Diritti, Salvatore Mereu e Alberto Fasulo. Il tema l’anno scorso era “Giovani e lavoro“, quest’anno è più sorprendente: “Come vivere felici“. «Il secondo è legato al primo più di quel che si può pensare. Nei racconti degli allievi ricorre il tema del lavoro non come occupazione ma come realizzazione, dunque legato alla felicità. Una parola che sembra bandita dalle nostre vite —dice Fredo Valla — E invece ne abbiamo tanto bisogno».
Cinque mesi di corso: «Abbiamo cominciato a maggio con il laboratorio di sceneggiatura. È la fase dell’incubazione. Una specie di ritiro spirituale. Si sta qui, si passeggia tra boschi e alpeggi, si ascolta il silenzio, si mangia e si beve, si cazzeggia anche. I ragazzi poi lo rimpiangono. E ci mandano messaggi di grande nostalgia. Ora otto troupe sono in giro per l’Europa a girare i film, che confluiranno nell’opera collettiva che avrà una vetrina in autunno, ad un festival». Cinema del reale, come è nelle corde di Diritti e di Valla. Che ammette: «Si crea a partire dalle proprie passioni: questi luoghi e un’idea di cinema lontano dai teatrini nazionali. Questo almeno è il nostro punto di vista, non migliore o peggiore di altri. Si può fare in tanti modi, il cinema. Noi, semplicemente, preferiamo farlo così».
Tra una camminata in alpeggio e una lezione sotto le stelle, tra una bevuta e una serata di danze occitane, l’estate di Fredo Valla è scandita dalla scrittura. Nuove avventure cinematografiche lo attendono: un bio-pic di cui è anche regista, prodotto da Graffiti Doc, sull’aviatore Geo Chavez, primo trasvolatore delle Alpi («Ho chiesto a Giorgio Conte una ballata alla Spoon River per la colonna sonora») , un documentario sulla Grande Guerra per il centenario e l’ennesimo lungometraggio con Diritti. «Stiamo lavorando — rivela — a quello che potrebbe essere il suo nuovo film».