HANS CLEMER

HANS CLEMER

Prima biografia non autorizzata

Inizio riprese: ottobre 2024

– regia Fredo Valla

– aiuto regista e organizzazione Fabio Ferrero

– direttore della fotografia Luciano Federici

– operatore Elia Lombardo

– fonico Massimiliano Deidda

– attrezzista Massimiliano Nicotra

– narratore Gian Luca Favetto

– musiche originali Walter Porro

– produzione Comune di Elva

LUOGHI / OPERE / NUOVE SCOPERTE / CRONOLOGIA

OPERE NEL MARCHESATO DI SALUZZO:

  • Madonna della Misericordia, in Casa Cavassa a Saluzzo
  • Polittico con i marchesi Ludovico II e Margherita di Foix e i Santi Chiaffredo e Costanzo nella Cattedrale di Saluzzo
  • Lunette della facciata della Cattedrale di Saluzzo
  • Storie di Ercole in Casa Cavassa (grisaille)
  • Storie di Davide in Palazzo della Chiesa (grisaille)
  • Storie di Ercole e Davide, medaglioni di eroi della classicità e imperatori romani sulla facciata del Palazzo dei Vacca (grisaille – restauro recente)
  • Il ciclo della Crocifssione e delle storie della Vergine nella Parrocchiale di Elva
  • Polittico della Parrocchiale di Celle Macra
  • Polittco della Collegiata di Revello
  • Costigliole: frammenti nella parrocchiale

OPERE NEL MARCHESATO DI SALUZZO – ordine cronologico:

  • Polittico di Celle Macra (1496):

Su tavole di pioppo. All’epoca Clemer doveva avere 20-25 anni, quindi era nato tra il 1471 e il 1476. Nulla del suo stile rimanda alla sua regione d’origine (vero? Direi al contrario): la contea di Hainaut nelle Fiandre.

Riferimento all’”impietoso” calvario scultoreo di Staffarda. Il polittico portato a Torino per restauri. La restituzione andò per le lunghe (corrispondenza fra il parroco di Celle e la soprintendenza. Il parroco è accusato dalla popolazione divoler vendere (o avere venduto) l’opera.

  • Affreschi della Parrocchiale di Elva(1496-1503)

Clemer completa gli affreschi avviati dal Pittore della Volta (evangelisti e Dottori della chiesa). Analisi delle differenze fra i tre diversi registri di affreschi (parete dx e sx). I ponteggi. La tecnica d’affresco. I colori. Gli aiuti (la figura della Vergine – non sempre uguale – a testimonianza della presenza di collaboratori). Gli abiti: tessuti damascati a stampo. Pigmenti, giornate, impalcature, rapidità di esecuzione. Tempi di esecuzione dell’affresco condizionati dal clima.

Riferimenti: Vangeli apocrifi… antisemitismo… i tessuti… la figura del negro… i volti… ritratti psicologici degli apostoli… la Maddalena ai piedi della Croce… forse un autoritratto del pittore oggi scomparso… forse la firma (scomparsa).

Gli studi di Don Dao

Ipotesi sul committente. Uno stile nuovo… rivoluzionario. 

  • Pala della Madonna della Misericordia in Casa Cavassa (1499-1500) e Cappella marchionale a Revello.

Il 30 dicembre del 1498 Clemer è documentato in Provenza (v. contratto), Torna nel 1499 nelmarchesato. L’acquisizione della Pala della Misericordia sul mercato antiquario da parte del Tapparelli al prezzo di 4000 lire pagate in 4 rate.

Il matrimonio nel 1492 del marchese Ludovico II (52enne), vedovo di Giovanna del Monferrato, con la giovane Margherita di Foix. Diplomazia matrimoniale: biografe di Ludovico II e Margherita di Foix. Dai Pirenei alle Alpi: le vacche del Bearn con le armi dei Saluzzo (l’estremo occidente e l’estremo oriente d’Occitania, uniti nel blasone araldico della coppia marchionale nella Cappella di Revello). La pala destinata alla cappella marchionale di Revello? Gli affreschi della Cappella celebrano l’amicizia con la Francia (le storie di Luigi IX). Sull’interno della parete d’ingresso, l’Ultima Cena, una delle prime copie dell’opera di Leonardo.

Il rapporto del marchesato con la Francia (onorificenze, Ludovico II luogotenente del re di Francia Carlo VIII a Aix, poi vicerè a Napoli dal 1503 al 1404. Muore a Genova nel 1504 a 66 anni. La canzone: Il testamento del capitano.

  • Affreschi e Polittico cattedrale di Saluzzo (1500-1501)

La caduta rovinosa del Polittico nel 1809. L’opera è su tavole di legno di noce (il peso fu causa della caduta?). La cornice e parte del retablo persi per sempre. Restauro e ricomposizione. L’opera riflette lo status dei committenti: la coppia marchionale. Accanto alla coppia sono dipinti i santi protettori del marchesato: Costanzo e Chiaffredo, legionari tebei, ufficialmente non riconosciuti dalla Chiesa.

Vicende del polittico dopo la fine del marchesato (assegnato prima alla Francia poi ai Savoia)

  • Polittico della Collegiata di Revello (1503)

Comittente, figure dipinte. Revello, sede preferita della marchesa Margherita di Foix. Ludovico II le fece costruire un palazzo… I vetri dipinti da Clemer per la Collegiata c/o un museo americano nello stato dell’Indiana – info Marco Piccat

  • Affreschi a grisaille di Casa della Chiesa (1500-1507)

Le storie di Re David – Palazzo della famiglia Dalla Chiesa.

Affresco eseguito di getto senza utilizzo di cartoni.

Dall’analisi (intonaci-affreschi) è possibile scoprire il numero di giornate impiegate. Verosimilmente un tempo molto breve.

Nel 1507 Clemer è documentato in Provenza, dove il 1 marzo 1508 firma un contratto per il retablo commissionatogli dalla nobile Honorata Ruffa (contratto scritto in oc-provenzale).

  • Affreschi a grisaille di Casa Cavassa (1506-1511, prima o dopo il soggiorno in Provenza)

Soggetto: le fatiche di Ercole. La scelta del soggetto da parte di Francesco Cavassa, vicario marchionale, a onore e gloria della propria casata. Stile: l’ultimo Clemer è aperto alle influenze lombarde. Presenza a Saluzzo durante la reggenza di Margherita di Foix di artisti che hanno lavorato alla Certosa a Pavia, e a Milano, contemporanei di Leonardo: Briosco e Matteo Sammicheli, protagonisti del Rinascimento lombardo

Clemer dipinge corpi nudi, il gusto per mani e piedi nodosi e per le armature antiche.

(Derivazioni della narrazione a partire dall’analisi delle opere)

Restauri e studi sul colore, pigmenti, tecniche… la bottega del pittore.

Nella monografia di Hans Clemer a cura di GGG ed ER: Studio analitico del colore (a cura di Antonietta Galloni – Dip. di Fisica del Politecnico di Milano)

Nonostante le origini nordiche, Clemer non sembra influenzato dalle tecniche pittoriche fiamminghe (?).

Preparazione delle tavole: gesso e colla animale ad eccezione del Polittico di Celle: gesso e carbonato di calcio.

L’azzurrite sostituisce il blu di lapislazzuli, prezioso come l’oro, nel Manto della Madonna.

L’uovo usato come legante.

Verde: resinato di rame, sostituisce la malachite più opaca.

Ocra: preferito al giallo di piombo o di stagno

Cinabro: impiegato nel rosso dei mantelli e dorature a foglia.

OPERE IN PROVENZA

(attribuite, secondo la storica dell’arte Marie-Claude Léonelli):

  • Pala del Calvario – chiesa di Sainte Perpetue a Celle (Var)
  • Due pannelli del polittico della Passione della cattedrale di Saint Sauveur a Aix en Provence (attualmente in restauro)
  • Polittico della parrocchiale di Saint Sauveur a Vinon
  • Polittico chiesa di Saint Nicolas a Pertuis
  • Polittico di San Rocco in Santa Marta a Tarascon (l’enigma della data sulla cornice, 1513, successiva alla morte di Clemer)

ALTRE OPERE:

  • Houston (USA) – Polittico attribuito, conservato nel Museo delle Belle Arti
  • Museo nell’Indiana (USA) – vetri dalla Collegiata di Revello
  • Firenze – Pala centrale della Vergine conservata nel museo Bardini (acquisizione antiquaria)

NUOVE SCOPERTE:

  • Facciata a grisaille del Palazzo dei Cesari (Palazzo Vacca) in via Volta a Saluzzo

BIOGRAFIA

Lo dicono originario della provincia dell’Hainaut (Vallonia), oggi Belgio.

Vallonia o Fiandre?

In anni non definiti, forse verso la fine anni ’80 del ‘400, con il cugino Josse Lieferinxe, anch’egli pittore, scende in Borgogna poi in Provenza.

Dal marzo del 1487 e per i tre anni successivi, il marchese Ludovico II di Saluzzo, è nominato da re Carlo VIII di Francia luogotenente in Provenza. I suoi soggiorni a Aix sono  sporadici. Il marchese preferisce risiedere ad Amboise sulla Loira, alla corte del re.

Durante un breve soggiorno  nel palazzo reale di Aix, Ludovico potrebbe avere conosciuto e apprezzato l’opera di Hans, al punto di chiamarlo preso di sè al rientro nel marchesato?

Dai documenti, nel 1493 Hans risulta già presente nel marchesato.

Nel 1498 accetta assieme al cugino Josse l’incarico dei Frati minori del monastero di Aix en Provence, per un retablo raffigurante Sant’Antonio da Padova. L’anno successivo rinuncia all’incarico (la sua attività nel territorio marchionale al servizio dei Marchesi, di famiglie nobili e per le  chiese, si è via via  intensificata); nel 1508 è di nuovo ad Aix: accetta l’incarico della nobile Honorata Ruffa per l’esecuzione di un retablo con scene del Nuovo Testamento; tra il 1508 e il 1509 è a Marsiglia per completare, per conto dei domenicani di San Massimino, l’opera lasciata incompiuta dal cugino Josse, nel frattempo deceduto; torna a Saluzzo, dove nel fratempo ha preso casa (in ruata de Draperiis).

Muore tra gli anni 1509 e il 1511.

Nel 1512 la vedova di Hans, Caterina Milaneti, con atto redatto presso il notaio Stanga, nel Palazzo marchionale di Revello, dichiara l’intenzione di risposarsi. Tra i beni ricevuti in eredità da Caterina figurano la casa di Saluzzo, contanti e crediti, numerosi gioielli avuti in dono da Hans (in quegli anni a Saluzzo ha bottega un orafo fiammingo).

NOTE VARIE

  • Testamento del pittore Bernardino Simondi di Venasca (val Varaita) con bottega a Marsiglia (o semplicemente  l’atto è redatto in quella città?)
  • Simondi lascia in eredità a Josse L., cugino di Hans, un libro di modelli fatti da egli stesso
  • Un album di figure riceve anche Bartolomeo de Banis (o de Bavis) da Venasca. De Banis figura come “servitore” nella bottega del Simondi.
  • Nel corso dei lunghi soggiorni a Saluzzo (dove ha casa) e probabili viaggi a Milano al seguito della marchesa Margherita di Foix, Clemer entra in contato con artisti del Rinascimento milanese e dell’entourage leonardesco (il Briosco, Sammicheli)

SINOSSI

Sono trascorsi pochi decenni da quando è affiorato iI suo nome, prima ignoto ai libri di storia dell’arte: Hans Clemer. Un segreto custodito in alcuni documenti scoperti per caso negli archivi di Revello e di Aix en Provence. Lui fiammingo, forse. Oppure “alemanno”, com’era uso indicare, fra Medioevo e Rinascimento, chi veniva dai paesi del Nord e dei dialetti tedeschi. Un artista “rivoluzionario” in quest’angolo di Piemonte sud-occidentale, prima di lui adagiato ai modi del tardo gotico.

Clemer: un artista rinascimentale?

Un’arte, la sua, un’ispirazione, che rivela diverse influenze. Ed esperienze. E luoghi. Come avrebbe potuto essere diversamente, se l’artista è un artista vero, aperto e curioso di sguardo? Un po’ pittura come scolpita, del nord Europa, un po’ luce solare del Mediterraneo provenzale, un po’ d’Italia, a quei tempi culla europea dell’arte.

Il luogo del suo capolavoro, poi!

Elva, in valle Maira, valli occitane: a quel tempo marchesato di Saluzzo, piccolo principato glorioso. La città di Saluzzo come capitale; attorno le valli del Monviso – Po, Varaita, Maira, Grana – e un pezzo di pianura.

Ludovico II, che tra i principi saluzzesi fu il più magnifico, e munifico – guerriero, diplomatico, mecenate – intratteneva rapporti da pari a pari, con i colti principi padani, gli Este e gli Sforza, e di amicizia con i re francesi, tanto da essere nominato dal re di Francia dapprima governatore di Aix-en-Provence, poi vicerè di Napoli. Aveva grandi ambizioni, si attorniava di letterati, umanisti, artisti. Sotto la sua protezione, Hans dipinse a Elva, nell’abside della chiesa dell’Assunta, il suo capolavoro, un Calvario. E sulle pareti di fianco, le storie della Vergine: l’Annunciazione, Gesù nella mangiatoia, la strage degli innocenti, l’assunzione della Vergine, storie tratte sia dai Vangeli sinottici sia dai Vangeli apocrifi, com’era d’uso prima della Controriforma.

Elva: paesaggio da collezione, arcadico o drammatico, a seconda di dove la si raggiunge: salendo lungo una strada scavata in un orrido, roccioso e profondo, o per i tornanti di una lariceta luminosa, fiorita di rododendri, o addirittura scavalcando un colle dalla vicina valle Varaita. Secoli addietro, per sentieri e mulattiere, tutto sommato doveva essere facile.

Il villaggio, fino a qualche tempo fa,  era noto principalmente per il mestiere che praticavano alcuni suoi abitanti, i più industriosi, che dall’Ottocento, partivano verso l’autunno, dopo lo sfalcio dei prati e i tempi del raccolto, per la Provenza, a svolgervi mille mestieri, o migravano fino al Friuli per comprare capelli di donna. Quelli delle donne contadine di un tempo, che proteggevano i capelli come un bene prezioso, avvolti in neri foulard. Tornati al paese, i contadini-migranti elvesi li “lavoravano”, li distinguevano per qualità e per colori in mazzetti, li preparavano per farne parrucche: direzione Amsterdam, Londra, le Germanie, dove altri elvesi avevano fondato laboratori… Fabbriche di parrucche.

Una storia, quella di Hans Clemer e di Elva, che sa di favola: di quelle che si raccontavano un tempo quando i nonni dicevano ai bambini: “vieni, che ti racconto una storia…”. Una favola bella, che ci interroga, che suggerisce misteri senza  svelarli per intero. E tante domande…: il viaggio dell’artista dalle Fiandre alla Provenza al Monviso? Le strade che ha percorso? Furono per terra o vie d’acqua,  fluviali? Dove sono conservate le sue opere? Chi furono i suoi modelli e i suoi maestri? Per chi dipingeva: chiese, principi, mercanti, plebei? Quando e dove è nato, quando è morto? Quale ne fu la causa? E che cosa stiamo via via scoprendo di lui? Altri affreschi sono affiorati sotto lo scialbo delle vecchie facciate della Saluzzo dei marchesi. Ora sappiamo che Clemer, verso la fine della sua carriera artistica, ebbe contatti con gli artisti del Rinascimento lombardo, alcuni dei quali a Saluzzo erano di casa. Si dice che Leonardo sia passato di qui… S’incontrarono? Probabilmente no, ma chissà! Clemer fu certamente influenzato da alcuni artisti della Milano del tempo.  Alcuni suoi visi rimandano con stupefacente evidenza ai “visi di carattere” dei taccuini del genio di Vinci. L’Italia a quel tempo era il regno dell’arte, come in anni più vicini a noi lo sono stati Parigi, New York, Berlino… Nei primi anni del XVI secolo Leonardo dipingeva la Gioconda; a Roma Michelangelo affrescava la Cappella Sistina… E prima c’era stato Masaccio. E a Ferrara e a Mantova Andrea Mantegna, il cui “Cristo morto” è forse del 1501.

Altre opere di Clemer si potranno ancora scoprire?

Fino a poco fa si era persa memoria di un suo retablo conservato nel Museo delle Belle Arti di Houston negli Stati Uniti. Come vi è giunto? Rubato? Attraverso il mercato antiquario?

Si parla di cartoni delle vetrate della Collegiata di Revello, opera del nostro fiammingo, custodite in un museo degli Stati Uniti, ma non si sa dove, forse nello stato dell’Indiana.

Una Madonna (Madonna del coniglio) è nel museo Bardini a Firenze…

Ecco dunque il senso di questo film documentario su Hans Clemer.

Un film con un narratore, che porta lo spettatore a seguire la vita, le opere, le strade, le tracce di Clemer, secondo un percorso ellittico, che comincia da Elva e a Elva si conclude. In mezzo, la sua geografia umana e artistica, particolarmente mobile e varia.

Nell’atlante geografico clemeriano ci sono le Fiandre, il Rodano, lungo il quale Hans Clemer raggiunse la Provenza, dove dalla metà del Quattrocento fiorivano botteghe di artisti scesi dal nord. Forse a Aix conobbe il Marchese Ludovico II, governatore della città per conto del re. Dove avvenne? Immagino non a Aix, ma ad Arles nell’antica necropoli di Les Alyscamps, cara a un altro pittore fiammingo: Van Gogh. Quindi la Camargue, da cui partiva la via del sale che attraverso la Provenza alta e il Queyras conduceva al Buco di Viso, il primo tunnel alpino fatto scavare dal Ludovico II, magnifico e munifico.

Clemer deve avere raggiunto Saluzzo e le valli passando di lì. Raggiunse le montagne forse con due, tre muli imbastati, carichi di bauli, riempiti di abiti, attrezzi da lavoro, cartoni, taccuini, colori, pietre minerali da sminuzzare per farne pigmenti, lapislazzuli, ricordi… Venne solo o con qualche ragazzo che teneva a bottega? Chissà se il buio del tunnel ispirò il suo nero, che gli esperti dicono così particolare? Così autenticamente “nero”.  Cosa deve aver pensato alla vista del Monviso, fatto a piramide “così come  disegnano i monti, i bambini”.

A Saluzzo ebbe casa e prese moglie.

L’amava, come paiono confermare i tanti gioielli di cui le fece dono. Divenne in poco tempo il pittore del principe, ambìto anche dalle principali famiglie nobili: i Cavassa, i della Chiesa, i Vacca… Non per questo cessò di intrattenere rapporti e lavorare in Provenza, come dimostrano le opere nella cattedrale di Saint Sauveur ad Aix, il polittico di Tarascon, quello di Pertuis, di Vinon e del complesso abbaziale di Celles. Altre opere che sono state distrutte o sono perse, ma i documenti, i contratti fra committente e pittore, ne conservano traccia.

Ecco dunque la storia, la favola del grande artista ignoto per secoli, che il film vuole raccontare. Che il narratore narrerà (rivivrà) per sé, come un sogno, come una memoria, e per lo spettatore avvinto in un legame ipnotico alle sue parole, alla sua gestualità, catturato dal tono di voce. Percorrerà ed evocherà sullo schermo, nel variare delle stagioni – inverno, primavera, autunno, i luoghi della vicenda. Altri  li immaginerà, per lo spettatore e per sé, in un viaggio – senza un preciso ordine cronologico – nei luoghi delle sue opere, legandoli a rimandi, a libere associazioni mentali, a interventi di esperti, a incontri casuali, analisi spettrografiche dei colori in laboratori di chimica, cantieri di restauro, documenti, culto dei santi, Vangeli apocrifi, eresie, sentieri, epidemie, il tempo di ieri e il tempo di oggi…

CHI SONO

Amo sentire raccontare le storie. Per questo motivo sono diventato documentarista e sceneggiatore di film lungometraggi. Qualcuno ricorderà "Il vento fa il suo giro" candidato al Premio David di Donatello per la migliore sceneggiatura e "Un giorno devi andare", regia di Giorgio Diritti. Collaboro con Aranciafilm, Graffitidoc e Nefertiti Film per lo sviluppo di progetti, soggetti, sceneggiature e regie. Ho co-fondato "L'Aura", scuola di cinema di Ostana, nel villaggio di fronte al Monviso in cui vivo. Coltivo l’orto a 1350 metri di quota; raccolgo cavoli, zucchine, porri, insalata, bietole, carote. Zucchine, soprattutto.

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