20.11 > A Saluzzo la proiezione de La Barma
Novembre 19, 2013Nell’ambito del ciclo di incontri ‘Vincere la paura. Ricostruire la speranza’ (dal 15.11 al 3.12)
Mercoledì 20 novembre ore 21 presso il Teatro Politeama Civico di Saluzzo in Via Palazzo di Città 15, nell’ambito di Vincere la paura. Ricostruire la speranza, Fredo Valla presenta il suo ultimo film-documentario La Barma: volti e storie che testimoniano la fatica e la bellezza di una civiltà saggia e dimenticata. Un’opera dedicata alle nuove generazioni in rottura di memoria. Insieme a Fredo Valla interviene Adriano Favole, antropologo dell’Università di Torino
Balma Boves (la Barma nel dialetto locale), spettacolare insediamento umano sotto una sporgenza di roccia alle pendici del Monbracco, è una delle meraviglie delle valli occitane del Monviso. Abitato fino agli anni ’60, si presenta come una sorta di “villaggio fossile” sopravvissuto ad epoche remote, unico nell’arco alpino.
Perché un film documentario sulla Balma?
La risposta – spiega Fredo Valla, regista del film – è in una riflessione di Enzo Bianchi, priore di Bose:
“Le nuove generazioni sono in rottura di memoria. La memoria non gli viene trasmessa. Il problema è l’incapacità a ricordare. Presi dall’attimo fuggente, si vive come se non ci fosse un passato, come se si nascesse per un’esperienza il giorno stesso in cui la si vuole fare”.
Il film girato nel 2007/2008, montato tra il 2012/2013 con la collaborazione di Remo Schellino e Luca Olivieri di Polistudio, e di Elia Lombardo che ne ha curato l’edizione, è stato realizzato con il sostegno del comune di Sanfront che di Balma Boves ha curato il restauro.
“La Barma”, oggi museo all’aperto, è un simbolo del “profondo Nord”. Di quella civiltà rurale alpina che negli anni ’60 si è chiusa con l’abbandono delle aree marginali e la grande migrazione verso le città e i poli industriali.
Nel film documentario di Fredo Valla, gli ultimi testimoni della vita a Balma Boves dipanano le loro storie.
“La Barma” è vertigine temporale raccontata da coloro che in quel luogo antico sono nati e hanno vissuto. Volti e storie che testimoniano la fatica e la bellezza di una civiltà saggia e dimenticata. Immagini di un’architettura rupestre unica nelle Alpi occidentali documentata nell’avvicendarsi delle stagioni. Tempo nuovo che accarezza posti immobilizzati in un passato non così remoto, che tuttavia sembra già lontanissimo ad uno sguardo contemporaneo.